Ad avere l'iniziativa di sfruttare industrialmente le cave in questa zona fu, nel 1847, Andrea Nobili De Toma il quale fondò una società per l'estrazione del granito bianco di Alzo.
Quello dello scalpellino era un lavoro logorante: la giornata lavorativa iniziava all'alba e finiva al tramonto, durava quindi "da stella a stella", ed era soggetto a numerosi incidenti.
La parte più rischiosa dell'attività era quella del minatore: le squadre di minatori dovevano calcolare la quantità di esplosivo necessario per deflagrare la roccia, salire sulla parete, praticare un foro nella roccia e sistemare la carica. I massi ottenuti venivano tagliati dai “pica-sas” e successivamente modellati dai “picheta”.
Un flagello era la silicosi, malattia professionale, che colpiva una gran parte degli operai.
Si iniziava a lavorare in cava in giovanissima età: allora non c'erano altri lavori e la coltivazione non dava niente, se non un po' di patate, granoturco e biada per gli animali.
Si lavorava tutto l’anno fino alla vigilia di Natale, poi si stava fermi tutto gennaio e febbraio e si ricominciava a marzo.
Nel 1886, a sostegno dell'attività delle cave, oltre che della cartiera di Sonzogno a Pella, entrò in funzione la linea ferroviaria Gozzano - Alzo, adibita in particolare al trasporto merci, ma anche al movimento pendolare degli scalpellini e della popolazione locale.
Nel primo dopoguerra l'estrazione del granito entrò in crisi. Venne così liberata molta manodopera per la nascente industria della rubinetteria.
Fonte: www.museodelrubinetto.it