Al paese di Maggiora si deve il nome di un particolare metodo di coltivazione della vite: quello “a maggiorina”, che deriva proprio dal nome di questo borgo, oggi insignito del titolo di Città del Vino.
Il metodo a maggiorina consiste in una modalità di coltivazione per cui tre e quattro viti vengono piantate molto vicine tra loro, al centro di un quadrato i cui angoli sono i pali a cui i tralci vengono fissati. Oggi questo sistema è osservabile solo in alcuni rari casi, ancora conservati. Esso fu perfezionato nell’Ottocento dall’architetto Alessandro Antonelli in modo da rendere l’impalcatura maggiormente resistente alle correnti ventose e al peso delle piante. Egli calcolò la corretta inclinazione che permetteva ai pali di sostenere i tralci senza spezzarsi.
Attualmente questo metodo è ancora utilizzato in alcune vecchie coltivazioni, ma rischia di scomparire, infatti risulta un sistema più difficile da gestire, a livello di costi, tempo e risorse umane rispetto ai classici filari; infatti nelle vigne a maggiorina è particolarmente difficoltoso entrare con macchinari e trattori, rendendo d’obbligo una serie di lavorazioni completamente manuali.